Nell’opera di Levi, tutto ciò che si legge, si vede, si ascolta, si immagina è
“LUOGO DI ISPIRAZIONE.”
Aliano (MT) – Carlo Levi Dalla CAPRA, al CIMITERO, dai PEPERONI agli ESORCISMI, dal GABINETTO di porcellana ai briganti agli SPAZI INFINITI dei monti di lucania, Levi riesce a volare sull’intera regione, sulle sue valli aride, sui suoi fiumi lenti, sulle leggende dei briganti e sui fantasmi delle grotte, pur rimanendo ancorato alla terrazza della sua casa dalla quale poteva osservare il timbone della madonna degli angeli “come un osso di morto, la testa di un femore gigantesco”.
La corrispondenza tra luoghi raccontati e luoghi realmente esistenti è strettissima e attualissima al punto che, immergendosi negli ambienti lucani descritti da Levi, si stenta a credere che sia trascorso più di mezzo secolo senza che questi abbiano apparentemente subito trasformazioni o alterazioni.
Le attuali terre, gli orizzonti, gli uomini e le capre hanno gli stessi colori, le stesse sfumature, gli stessi volti, gli stessi odori, le stesse espressioni di mistero che si rilevano nelle pagine del testo letterario.
Apriamo oggi una finestra, una qualunque finestrina di legno sconquassato dall’interno di una delle molteplici dimore di pietra con ringhiere di ferro intrecciato di cui il paese è disseminato; osserviamo i panorami, i colori, i calanchi, le valli; sembreranno ancora quadri dipinti ispirati alle pagine del testo; nessuna presenza umana, nessun segno di vita, solo lande aride e desolate a perdita d’occhio estese fino agli orizzonti confusi con il cielo.
Levi “…Questa strana e scoscesa configurazione del terreno fa di Gagliano una specie di fortezza naturale, da cui non si esce che per vie obbligate…” Aliano è ancora oggi isolato tra le creste dei suoi burroni e sebbene i “sentieri” descritti da Levi siano stati attualmente asfaltati, l’impressione di inoppugnabilità che si prova osservando il paese dalla valle conferisce al luogo un’aria misteriosa e austera che stimola la curiosità ed invita alla sua graduale scoperta.
Percorrendo oggi i vicoli di pietra del centro storico si scoprono quelle ancestrali tradizioni che miravano a respingere il malocchio attraverso le architetture delle facciate.
Piccole finestre come occhi maligni sottolineati da sopracciglia aggrottate dall’ondulazione del castagno tarlato delle piattabande, sormontano archi immensi che trasmettono alle case l’espressione di un ghigno demoniaco.
Scalinate di accesso che digrignano i denti fatti di scalini spezzati conferiscono alle abitazioni un’espressione grottesca e orrida che riporta al mondo misterioso dei mostri e delle mitiche creature della fantasia.
E’ sufficiente aggirarsi per il piccolo e nudo centro storico del paese ed aprire a caso i catenacci che sprangano i portoni sbrindellati delle vecchie case contadine per trovarsi come d’incanto dentro alle pagine di Levi.
Nulla è mutato, tutto è congelato e cristallizzato dalla polvere antica. I letti di ferro addossati alle pareti affumicate sembrano essere stati abbandonati ieri, in fretta perché il burrone stava minacciandoli.
Levi “…Ed ogni intorno altra argilla bianca senz’alberi e senz’erba, scavata dalle acque in buche, in coni, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare… e da ogni parte non c’erano che precipizi di argilla bianca, su cui le case stavano come librate nell’aria… era un susseguirsi digradante di monticelli, di buche, di coni di erosione rigati dall’acqua, di grotte naturali, di piagge, fossi, collinette di argilla, come se la terra intera fosse morta…”.
Aliano (MT) – Carlo Levi Il paesaggio collinare che circonda Aliano è così suggestivo che si stenta a distaccarsene senza provare una forte nostalgia. E’ il “Genius loci” che pervade il visitatore e lo attira come d’incanto verso le aride distese del deserto alla ricerca di qualcosa che si muova, di un rumore o di una eco remota. Solo gli occhi attenti del nibbio che plana in perlustrazione sulle gole e sui nascondigli di argilla, rompono l’immobilità dei calanchi e invitano lo sguardo a spaziare sugli orizzonti lontani e sulle case bianche aggrappate alle creste dei burroni.
Levi “…La casa dove finalmente pochi giorni dopo…andai ad abitare era, si può dire, l’unica casa civile del paese…Era composta di tre stanze, una in fila all’altra. Dalla strada, un vicoletto laterale sulla destra della via principale, si entrava in cucina, dalla cucina nella seconda camera, con cinque finestrelle, che fu la mia stanza di soggiorno e i mio studio di pittura”.
E’ dagli scritti di Levi che prenderà vita poco a poco una casa vuota, disabitata, così come appare oggi, inospitale, quasi ostile, così come egli la lasciò dopo la sua partenza Gli interventi di restauro della casa intendono renderla di nuovo visitabile ed accogliente attraverso un’intomissione discreta e delicata che non trasformi e non offenda quanto dal Levi osservato, studiato e commentato.
Una casa per certi versi banale, ma che possiede quella magia che solo i luoghi entrati in un grande romanzo hanno la fortuna di trasmettere.