Le valli dei calanchi

Aliano (MT) – Carlo Levi agli sguardi il resto del paese…dietro i loro tetti giallastri spuntava la costa di un monte…e di là prima del cielo, si sentiva il vuoto della valle. Sulla mia sinistra, a mezzogiorno…la distesa sconfinata delle argille, con le macchie chiare dei paesi, fino ai confini del mare invisibile. Alla mia destra, a mezzanotte, scendeva la frana sul burrone rinchiuso fra i monti, che mostravano la loro faccia spelacchiata e brulla…Dinanzi a me, verso occidente, grigie del fico dell’orto e i tetti delle ultime catapecchie digradanti in pendio, sorgeva il Timbone della Madonna degli Angeli…come un osso di morto, la testa di un femore gigantesco, che portasse ancora attaccati dei brandelli secchi di carne e di pelle…Dietro questo ossame desolato era nascosto… Gaglianello… e dietro, più azzurre, si levavano altre colline ed altre ancora… con dei paesi vaghi nella distanza, e più in là ancora i borghi degli albanesi, sulle pendici del Pollino, e dei monti di Calabria che chiudevano l’orizzonte. …Ed ogni intorno altra argilla bianca senz’alberi e senz’erba, scavata dalle acque in buche, in coni, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare…e da ogni parte non c’erano che precipizi di argilla bianca, su cui le case stavano come librate nell’aria. …Invisibili presenze bestiali si manifestavano nell’aria, finché, di dietro a una casa, compariva, con un balzo delle sue gambe arcuate, la regina dei luoghi, una capra, e mi fissava con i suoi incomprensibili occhi gialli…